Dylan Dog: 20 anni con noi…

settembre 11, 2006

Dopo il mezzo fallimento della collezione book (una versione cartonata vale 3,70 €?), Dylan Dog torna in edicola con la Grande Ristampa, ben tre albi in unica soluzione per 5,50 € che viene 1,83 (col tre periodico) ad albo.



Ma i festeggiamenti del ventennale non finiscono certo qui, rimando alla pagina del sito ufficiale della Sergio Bonelli che facciamo prima.

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settembre 11, 2006

Riproviamo. Dopo aver perduto le chiavi di accesso a toninopintacuda.wordpress.com…

per sfuggire all’inferno dei viventi

settembre 9, 2006
La parte femminile di Blogodot –  stupendo weblog da leggere e da guardare – ha mandato in un altro luogo questo pezzo de Le città invisibili, noi lo rilanciamo qui:



Marco Polo at the court of Kublai Khan. This is a file from the Wikimedia Commons. L’atlante del Gran Kan contiene anche le carte delle terre promesse visitate nel pensiero ma non ancora scoperte o fondate: la Nuova Atlantide, Utopia, la Città del Sole, Oceania, Tamoé, Armonia, New-Lanark, Icaria.



Chiese a Marco Kublai: – Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale di questi futuri ci spingono i venti propizi.

– Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell’approdo. Alle volte mi basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s’incontrano nel viavai, per pensare che partendo di lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d’istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie.

Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando sparsa entro i confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che t’ho detto.



Già il Gran Kan stava sfogliando nel suo atlante le carte delle città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni: Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua, Brave New World.

Dice: – Tutto è inutile, se l’ultimo approdo non può essere che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale sempre più stretta, ci risucchia la corrente.

E Polo: – L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."

trentuno anni dopo

settembre 8, 2006

Grazie a Luciano Pagano possiamo rileggere il contenuto del pieghevole che accompagnava la prima edizione di Horcynus Orca ( qui insieme al sottoscritto)

Opera di grandioso respiro epico e lirico, Horcynus Orca racchiude in una azione di pochi giorni e in uno spazio compreso tra l’estremità della Calabria e la Sicilia una materia di immenso potenziale mitico e simbolico e insieme di straordinaria evidenza realistica: il ritorno al paese, a Cariddi, nello sfacelo dell’autunno del 1943, di ‘Ndrja Cambrìa, marinaio della fu regia Marina, che percorre a piedi le coste devastate della Calabria e viene trasbordato di notte da Circina Circé, potente e ammaliante figura di femminota, dedita a misteriosi traffici su e giù per lo sill’e cariddi. Riapprodando all’isola, tutto quanto costituiva il suo mondo, a terra e a mare, gli appare stravolto, immeschinito e degradato dalla guerra e dalle conseguenze della guerra. L’apparizione improvvisa dell’Horcynus Orca, dell’Orca che dà la morte, che dà la morte e basta, dell’Orca che è, in una parola, la Morte, segna una svolta narrativa di grande effetto e imprime al romanzo una cadenza fortemente drammatica. L’orcaferone, mostro terrificante e cancrenoso, col fetore della sua piaga rivela subito implicazioni simboliche, che non cadono mai nell’astrazione, ma si esprimono in immagini di potenza vitale e visionaria. Dopo l’agonia dell’orca, scodata e irrisa dalle fere, feroce razza di delfini del duemari, e il traino e arenamento dell’enorme carogna ad opera di inglesi e pellisquadre, si assiste a un tempestivo cambiamento di ritmo narrativo e le ultime duecento pagine – che con una progressiva e inaspettata concentrazione dei fatti, tipica del climax tragico della tradizione più alta, portano senza una pausa al finale – sono di una grandezza senza aggettivi. Il viaggio di ritorno di ‘Ndrja Cambrìa si rivela, così, come il suo avanzare, a poco a poco, verso la morte, in un mondo alterato, corrotto, reso irriconoscibile.

Io speriamo che me la cavo

settembre 6, 2006
La scaramanzia silente m’ha impedito di dirvelo prima, ho tentato il test d’accesso al master in giornalismo professionale alla Scuola di giornalismo Mario Francese di Palermo e ce l’ho fatta, la prima sera eravamo 58, siamo passati in trentanove al duplice scritto dell’indomani (un articolo e un dispaccio in stile ansa), oggi alle 14:30 io e gli altri trentadue superstiti abbiamo affrontato pure il colloquio e la prova di inglese.

Ecco, l’ho detto. Qui potete vedere come me la sono cavata.



Bene, incomincia una nuova avventura.

La notizia l’ho avuta grazie alla preziosa Annamaria Manna, la guida alla scrittura creativa del portale SuperEva.




Tutte le sedici scuole di Giornalismo in Italia

Novità in libreria

settembre 5, 2006

Antonio Spadaro, La grazia della parola. Karl Rahner e la poesia, Jaca Book.



Una scoperta per chi si interessa di letteratura e di critica letteraria. Per il lettore di spiritualità e teologia un volto meno noto di Rahner e la conferma del nesso profondo tra letteratura e creazione teologica messo in luce dagli "Stili laicali" di von Balthasar.



Il grande teologo Karl Rahner (1904-1984) ha scritto alcuni saggi nei quali sviluppa una attenta riflessione sul linguaggio della poesia. Essi compongono – forse senza una precisa intenzione – un discorso estetico ampio e coinvolgente.



La capacità e l’esercizio di ascolto della parola poetica è anche un presupposto per ascoltare la parola di Dio, «alla quale l’uomo si abbandona in umile prontezza, affinché essa gli apra l’udito dello spirito e gli penetri nel cuore». In effetti, Rahner, interrogandosi su come sia possibile per l’uomo d’oggi trovare accesso alla fede cristiana, scopre che una poesia di Baudelaire o un romanzo di Graham Greene possono suscitare nel lettore una personale esperienza religiosa. Tra teologia e arte della parola Rahner, infatti, scopre un’affinità intrinseca. L’essere umano è stato creato e salvato dal Verbo fatto carne, e la letteratura, per il solo fatto di esprimere la realtà umana, dice dunque il mistero di Cristo e l’esperienza che l’uomo ne fa, perfino quando la ignora o la rifiuta.



Rifuggendo dalla logica vana e incongrua, che vede in ogni approccio teologico alla letteratura non propriamente di ispirazione religiosa un tentativo di «riabilitare» o «battezzare» autori «miscredenti», l’autore espone il pensiero del teologo tedesco intrecciandolo in maniera esplicativa alle intuizioni di scrittori, anche tra loro lontanissimi tranne che per il loro genio, quali Marcel Proust e Flannery O’Connor.


Anno di pubblicazione:  Settembre 2006

Pagine:  104

Collana:     Di fronte e attraverso

Sottocollana:     I Libri della " Civiltà Cattolica"

ISBN:     8816-40747-6


il sito di Antonio Spadaro;

i suoi libri

Rahner su Wikipedia

Le responsabilità del critico

settembre 3, 2006

di Northrop Frye

da La letteratura e le arti visive e altri saggi, Abramo, Catanzaro, 1993.

Molti scrittori del diciannovesimo secolo, compresi Burke, Carlyle e Arnold, colpiti molto profondamente da tutti i discorsi rivoluzionari a proposito dei «diritti dell’uomo» che si facevano sulla scia della Rivoluzione francese, amavano insistere sul fatto che gli uomini non hanno diritti, ma solo doveri. Allo stesso modo, per il critico accademico che rappresenta le arti pratiche, in particolare la letteratura, nell’ambito universitario, è meglio parlare delle sue responsabilità piuttosto che dei suoi privilegi. Molti poeti e romanzieri si domandano perché, se egli deve imporre la sua presenza agli studenti per parlare di letteratura, non può limitarsi agli autori che sono già morti e lasciare che l’impatto con quelli ancora in vita avvenga senza impedimenti. La maggior parte dei critici accademici preferirebbe fare così, ma in tal modo si dà per scontato che gli studenti leggano la letteratura contemporanea per conto proprio, e gli studenti sono così poco inclini a farlo che spesso ritengono che i loro insegnanti abbiano l’obbligo morale di dedicarsi il più possibile agli autori viventi. Talvolta gli amministratori delle università potrebbero essere grati ai «letterati», perché le loro richieste finanziarie sono molto inferiori a quelle di chi si occupa di scienza e tecnologia, ma prezzo alto e alta considerazione vanno sempre insieme, e quindi essi riecheggiano l’atteggiamento dell’uomo della strada che mette in dubbio la «rilevanza» delle discipline umanitarie. Il critico non ha alcuna rilevanza, oltre a quella che si crea egli stesso, anche se ho il sospetto che ciò sia ugualmente vero per il resto della razza umana.

Stephen King in DVD

settembre 2, 2006
stephen king, dvd


Finalmente in edicola arriva pure la collezione dei film tratti dalle opere di Stephen King in dvd, un’altra opera De Agostini. Il sito della raccolta è questo, questa invece la lista di tutte e ventiquattro le uscite previste.



Io li ho registrati tutti negli anni 90, su VHS Sony, iniziando proprio da IT, che strizza! avevo otto o nove anni, la scena della discesa nelle fogne e le mutazioni del pagliaccio mi provocarono semestri di incubi, iniziai la prima dieta dopo aver letto proprio IT, 1238 pagine, "un capolavoro ad un passo dalla Divina Commedia", scrisse Tiziano Sclavi nell’almanacco della paura 1998 (tutta una monografia sul re di Bangor).



La mia lettura e come essa ha influito sul resto della mia vita di macchiafogli l’ho raccontata qui.

Una versione romanzata della dieta la trovate, invece, qui.



( King su wikipedia)

Questo è il bollettino

settembre 2, 2006
stephen king, circa sei anni Continuo a ripassare storia contemporanea, arenato alla fine di Horcynus Orca – avete letto bene: ARENATO, non arrivato – a forza di leggere di guerre, di fuga, di Italia littoria, di Italia in camicia nera, di Italia e guerra civile, col dubbio che davvero le rimesse degli emigranti servirono solo a far ruote dorate di pavoni, guardo il vuoto di questo blog annorbato dagli impegni che gli altri chiamano vita.



Dannazione, vorrei mettermi su questo alfabeto di plastica e scrivere la famosa tesi, come giulio ha finito il famoso libro, tanto da comunicarlo a tutti dal suo diario in forma di blog (devo essermi imbabbato per bene per capire solo ora che l’ha chiamato questo è il diario sulla scia del suo  " questo è il giardino", bella poesia dell’amico e poeta Claudio Damiani – che qui vedete mentre osserva estasiato una bimba con gli occhi di zaffiro che gli zucchera il caffé dopo la spanciata dell’ultimo giorno del Convegno organizzato dalle fantastiche Pietre di Scarto).



Pensavo al giorno in cui spigai, lì nel giardino delle medie, bastò indossare il celebre dolomite e le adidas bianche per passare da picciriddo a quell’ equivalente dell’etichetta paninara per gli anni 90 (non ero abbastanza alla moda per conoscere quale fosse il nome della mia generazione – lei mi fa notare: ma un nome la nostra generazione ce l’ha?).



Intanto Marco Candida scrive un altro libro e i progetti si concretizzano anche qui, nell’Isola triangola. Scaramanticamente – sarà l’influenza di gattostanco? – non vi anticipo di più, appena le nuvole si spostano ve lo dico.



Dicono che Primo Amore diventerà una rivista nel 2007, continua il ritorno alla carta…

Riceviamo e pubblichiamo: Nasce L’Attenzione

settembre 2, 2006
Rivista fondata da Fabiano Alborghetti – Fabrizio Centofanti – Marco Guzzi – Gian Ruggero Manzoni – Massimo Orgiazzi – Antonella Pizzo – Alessandro Ramberti – Massimo Sannelli.






L’Attenzione è una nuova rivista letteraria che nasce come spazio nella Rete delle Reti ma indirizzata alla creazione di uno spazio umano per una rinata responsabilità di lettura della realtà attraverso molteplici mezzi di condivisione. Due i problemi cruciali da cui parte: l’eticità dell’arte e il ruolo della cultura, e quindi delle tradizioni e delle radici europee, nell’attuale vita intellettuale e sociale. Nell’era della dispersione informativa globale, delle forzature massmediatiche e dell’oligopolio editoriale, muoviamo i primi passi per tentare di guarire la frammentazione dell’odierno dibattito letterario e culturale tanto quanto per dismetterne l’autoreferenzialità.



Il sito, la versione pdf del numero zero